La Giustizia riparativa

La Giustizia riparativa è un tema molto attuale, al centro di molteplici dibattiti giuridici sia dottrinari che giurisprudenziali e, con esso, si intende un modello di giustizia che si caratterizza, precipuamente, per la cura delle conseguenze negative e deleterie prodotte da un fatto-reato, riferendosi, più precisamente, sia alle persone che subiscono un pregiudizio, a seguito di un reato, sia a quelle responsabili di tale pregiudizio: questi, infatti, acconsentendovi liberamente, possono partecipare attivamente alla risoluzione delle problematiche derivanti dall’illecito, attraverso l’ausilio di un terzo qualificato, formato e imparziale (c.d. mediatore).

Dunque, attraverso la giustizia ripartiva non solo si collabora per occuparsi delle conseguenze deleterie e nefaste prodotte dal crimine commesso, ma, si collabora anche e, soprattutto, per promuovere la rigenerazione del legami sociali laceratisi, partendo dalle ferite e dalle crepe che l’illecito ha originato, “favorendo così un ruolo attivo alle vittime, ai rei e alla comunità nella ricerca dei tutte le possibili risoluzioni per riparare il danno e ricomporre la frattura sociale prodotta dal gesto deviante”. (Brunelli F. , Ceretti A., La giustizia riparativa e la mediazione reo/vittima in Danovi F., Ferraris F., ADR una giustizia complementare, Giuffrè 2018, pag. 275)

L’importanza di tale modello è stata riconosciuta e regolamentata anche a livello europeo attraverso la Direttiva 29/12/UE in cui viene puntualizzato che per giustizia riparativa deve intendersi «qualsiasi procedimento che permette alla vittima e all’autore del reato di partecipare attivamente, se vi acconsentono liberamente, alla risoluzione delle questioni risultanti dal reato e con l’aiuto di un terzo imparziale».

A livello nazionale, invece, la giustizia riparativa è stata oggetto di un’organica riforma volta a dare una precisa sistematizzazione alla materia contenuta negli artt. 42-67 del d.lgs. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia). Infatti, l’art. 42 definisce la giustizia riparativa come «ogni programma che consente alla vittima del reato, alla persona indicata come autore dell’offesa e ad altri soggetti appartenenti alla comunità di partecipare liberamente, in modo consensuale, attivo e volontario, alla risoluzione delle questioni derivanti dal reato, con l’aiuto di un terzo imparziale, adeguatamente formato, denominato mediatore».

Il fine della giustizia riparativa, attraverso l’ausilio di un mediatore esperto, è quello di realizzare dei programmi di mediazione, finalizzati ad un esito riparativo, i quali devono, precipuamente, caratterizzarsi per una serie di elementi che, ciascuno tutti insieme, mirano a ricostruire il legame spezzato tra vittima, reo e comunità, prediligendo, pertanto, il dialogo diretto con le persone offese ed instaurando meccanismi basati sulla riparazione e sulla sensibilizzazione per il sostegno alle vittime di reato.

L’autore del reato può rivolgersi ad un avvocato esperto che, a sua volta, in fase di indagine o, nel corso del procedimento penale medio tempore instauratosi, formulerà un’apposita istanza per poter accedere al modello alternativo della giustizia riparativa attraverso dei programmi mirati che si svolgeranno presso strutture territoriali e locali ad hoc, della giustizia riparativa.

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